DEMA
«L'atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della ragione.» - Erich Fromm

martedì 30 marzo 2010

Divulgo

Il messaggero a proposito della vicenda vaticana scrive questo.

Non lo metto sulla mia pagina perchè sembrerebbe una mia personalissima crociata contro il papa (anche se non mi dispiacerebbe portare avanti una crociata contro il vaticano .. non andremmo nemmeno in pari quindi sarebbe dovuta) e probabilmente potrei sembrare un impostore. Pertanto per diritto di cronaca metto il link al presunto processo scampato per intralcio alla giustizia statunintense per intralcio alla giustizia per pedofilia. Non vado oltre .... Leggete cosa scrive il messaggero....

Grazie ad una anonimo amico per la segnalazione che mi era sfuggita.
Tre volte bocciato alla Maturità ... padroneggia poco l'italiano ... faccia da scemo e pochissime altre qualità ... praticamente un coglione.
ELETTO CONSIGLIERE COMUNALE.


CI SONO COSE CHE NON SI POSSONO COMPRARE PER TUTTO IL RESTO C'E' PAPI!!!




Dare la colpa ai morti fa sempre gioco.

Leggo su repubblica.it qualcosa di divertente in merito allo scandalo dei preti che molestano bambini. Il Pontefice ora tira fuori una versione che verosimilmente è questa:
"Volevo fermare e punire il vescovo pedofilo Hans Hermann Groer ma fui bloccato da un'ala favorevole all'insabbiamento che aveva preso il sopravvento durante il pontificato di Giovanni Paolo II".

BENEDETTO PAPA.. e ti aspetti che ce la beviamo?
A parte il fatto che una volta scoperta la merda nessuno dovrebbe piu credere ad una sola parola di quello che dici ma al di là di questo, la tua frase suona come "Io non centro niente... è colpa di un'ala insabbiatrice (niente nomi e cognomi) che ha preso in giro il povero vecchio papa mio predecessore (cosa per altro di cattivo gusto).

Ora se cosi fosse davvero non capisco perchè non si denuciano per nome e per cognome gli insabbiatori misteriosi, perchè puo starci che al vecchio papa fosse sfuggito qualcosa. Ma la chiesa è politica cosi come è politica tutto il resto.

Continuo ad avere conati ...



giovedì 25 marzo 2010

Credo la chiesa UNA, SANTA, CATTOLICA e ....

Pedofila aggiungerei ...

Lo schifo che leggo in questi giorni proviene da un giornale d'oltreoceano che non credo abbia interessi particolari a diffamare la Chiesa Cattolica di Roma. Un certo prete americano molestatore di bambini è morto nel 98 impunito a causa di un insabbiamento ad opera del cardinale Bertone e dell'allora cardinale Ratzinger oggi pontefice.

L'articolo del NEW YORK TIMES mette in luce la questione. La Stampa lo riporta e commenta.

Che dire è francamente ridicolo che si ergano a paladini del vero e del giusto uomini che si rendono complici o anche solo presunti interessati di una faccenda del genere. Non credo nella Chiesa e probabilmente questo loro comprotamento mi scoraggia anche dal credere nel Dio che essi predicano e dei quali si fanno portavoce, dei quali si definiscono servi. In genere i servi non sono peggiori dei padroni che servono. Detto questo con lo schifo che si sente mi immagino questa divina entità e i suoi propositi. Spero, dico spero, che queste cose servano agli uomini per capire che occorre dubitare di tutto. Soprattutto di tutto quello che altri uomini ti vengono a raccontare con la pretesa di avere la verità. Per il momento, e dobbiamo accontentarci, l'unica verità che abbiamo e che in mezzo mondo preti votati alla castità hanno molestato persone e che generalmente l'organo massimo di tutela si limita a trasferirli da una parrocchia all'altra anziché consegnarli nelle mani della giustizia. E in fondo questo è normale. Come può un organizzazione che è investita di terreno potere da Dio in persona prendere sul serio la giustizia degli uomini?
Cosi si fanno giustizia loro, al di sopra delle leggi al di sopra degli uomini e in qualche caso anche al di sopra di Dio.
Non proseguo ... ho il vomito.

giovedì 18 marzo 2010

Conati #3

E' il risveglio la difficoltà di un sogno
come dire la sua fine lo sparire
che ne è parte e inevitabile bisogno
come al sole serve a sera di morire
o ad un onda serve sempre di tornare
e la luce torna fioca poi violenta
a incendiare il tuo ultimo espirare
e ti dona un immagine assai lenta
la fuggevole anteprima di un amare

venerdì 12 marzo 2010

News

Stamattina apro internet explorer e cerco di visitare i siti online delle principali testate italiane. La cosa che capisco è questa. Non succede nulla. In Italia non succede nulla se non la fa Silvio Berlusconi. Solo lui fa cose. Stupide, geniali, infami o lodevoli solo lui compie azioni. Le tre notizie principali sono. Accorciamento dei processi, liste del pdl escluse, condono edilizio. Esiste un solo politico una sola voce una sola faccia. Questa.
Oramai credevo di essermi abituato a vedere questo strapotere mediatico, e passatemi il termine anche intellettuale. Perchè se è vero che la partita della politica va giocata con le regole che ci sono anche l'intelligenza dell'uso dei mezzi fa la differenza. Fa l'ideale. Un avversario è un miraggio per quest'omino che sbraita, fa battute, viene aggredito.
La favola italiana è sempre la stessa. Il protagonista, spinto dai buoni sentimenti ma che ha anche un lato oscuro, che si appassione, vive, rischia di morire rimane sempre il preferito. Gli altri, anche se spinti da ideali migliori, piu silenziosi magari anche per certi versi piu giusti restano antagonisti avvolti da quest'ombra di inutilità. Ora visto che non si tratta piu di democrazia, ma di un grande reality show ho una proposta per la nazione tutta. Perchè non usiamo le regionali come banco di prova per un nuovo sistema. Chiama il 48499 da telefono fisso e digita 1 per votare il centrosinistra 2 per votare il centrodestra al costo di una semplice chiamata urbana. La nomination porta all'esclusione dalla Casta di un partecipante. Conduce la serata Simona Ventura per l'occasione spostata su Raiuno. Pensateci. Il televoto è sovranità del popolo.

mercoledì 10 marzo 2010

Danny Boodman T.D. Lemon NOVECENTOOOOO

Ore 20.45 serata nevosa. Sono stanco e decisamente poco propenso all'attenzione. Ma stasera è il turno del teatro S. Giuseppe di Brugherio dove va in scena "Novecento" di Alessandro Baricco. Non ho letto il testo. Non so nulla della storia se non per cose sentitemi raccontare da chi probabilmente ha visto il film di Tornatore. Sul palco ci è stato promesso Corrado D'Elia. Non so chi sia. In ogni caso tempo di fare due parole prima dell'inizio e si spengono le luci. Appare l'uomo. Magro. Sembra giovane. Poi parla. La voce. Che voce!! Racconta una storia con la voce grattata che calza perfettamente al personaggio che vive, un musicista di navi transatlantiche fallito. Dopo 3 minuti di monologo ho la sensazione di essere di fronte ad un qualcosa di un altissimo livello. Non sono un estimatore del teatro in senso stretto del termine. Mi piace il teatro di Narrazione, qualcosa del teatro più classico ma certo non conosco attori e non ho visto rappresentazioni più di una volta in modo da ricordarmi ogni volta chi era l'interprete. Questo credo che oltre a rendermi più ignorante in materia mi renda anche decisamente più libero dalle convenzioni che vogliono dare una regola al teatro. In ogni caso, profondamente ignorante mi sono fatto portare da D'Elia in giro per l'oceano. Tra America ed Europa a bordo del piroscafo Virginian le immagini mi arrivano alla mente come dire dirette. E le movenze di quell'attore che si è trasformato nel narratore della storia di Baricco mi fanno rivivere il momento. Non so dire quanto sia durata la performance. Non so dire se poco tanto se troppo o troppo poco fatto sta che dopo aver già vissuto un paio di emozioni fortissime date dall'interpretazione dell'attore mi ritrovo Novecento su una cassa di dinamite nella pancia del piroscafo ad arringare a una giuria di gente circa la sua vita passata a bordo di quella nave. La leggerezza con la quale quell'uomo mai sceso sulla terra ferma decide che non ci scenderà nemmeno quando la nave verrà dismessa e affondata è disarmante. Ed è disarmante il modo in cui D'Elia riesce a renderlo leggero. Dopo un paio di ore di emozioni, stupore, gioia, tristezza e malinconia l'ultima frase del racconto, quando uno stanco Novecento si rivolge al narratore dopo avergli spiegato le ragioni che lo spingono ad affondare con la nave ma convincendo l'amico ad uscire si concludono con un malinconico scherzoso "Fratello è dinamite quella che hai sotto il culo, dai alzati e levati da qui, questa volta è finita per davvero."
BUIO.
Scriverlo è già di per se geniale, e il merito naturalmente va a Baricco. Ma sentirlo. Sentirlo dire da un personaggio che ha sofferto la storia del suo amico imitandone anche la voce quando voleva farlo parlare. Un amico che ha fatto trapelare per tutto il tempo il suo affetto incondizionato a quello strano uomo che non scendeva da una nave chissà perché. Ecco sentirlo mi ha lasciato nel teatro per tutto il resto della serata. Anche a casa, nel letto a cercare di prendere sonno, ero ancora nel teatro. Grazie mille Corrado D'Elia.

martedì 9 marzo 2010

E hanno lasciato quello che non c'era.

Sono arrivati che faceva giorno
uomini e donne all'altipiano
col passo lento, silenzioso, accorto
dei seminatori di grano.

E hanno cercato quello che non c'era
fra la discarica e la ferrovia.
E hanno cercato quello che non c'era,
dietro i binocoli della polizia
e hanno piegato le mani e gli occhi al vento
prima di andare via.

Fino alla strada e con la notte intorno
sono arrivati dall'altipiano
uomini e donne con lo sguardo assorto
dei seminatori di grano.

E hanno lasciato quello che non c'era
alla discarica e alla ferrovia.
E hanno lasciato quello che non c'era
agli occhi liquidi della polizia
e hanno disteso le mani contro il vento
che li portava via.




lunedì 8 marzo 2010

Perchè non è il tempo che mi manca....


... e nemmeno l'età...

Non gli manca nulla.
Davvero nulla per essere sempre esageratamente perfetto. Perfetto su se stesso perfetto nella scenografia di un palco scenico al quarto piano di un palazzo di corte in "centro" a Milano.
Ovviamente tutto va cosi venerdì 5 marzo al teatro Libero. Intimo come intima è la musica dell'artista. L'omino della foto è calato in una scenografia senza fronzoli senza effetti speciali. Ci sono sul palco: uno sgabello, tre chitarre, un baule, un bicchiere di vino bianco e un asciugamano. Entra accennando un inchino.
Il concerto si apre con un pezzone "Dentro la tasca di un qualunque mattino" pezzo forse troppo denso per essere il brano d'apertura ma che sicuramente gli fa guadagnare l'attenzione della platea in una frazione di secondo. Crea un legame fortissimo attorno alla sua magnifica voce e attorno ai suoi gesti sulla chitarra, quelle carezze che producono suoni. Poi altri pezzi uno via l'altro prima di arrivare al primo intermezzo parlato. Il tono di Gianmaria è amichevole, pacato, timido. Racconta pezzi di se attraverso una teatrale forma di comunicazione che sicuramente è studiata o quantomeno non lasciata al caso ma incredibilmente piacevole. L'impressione è fuori dal tempo e dal nostro mondo. Sia le canzoni che le parole arrivano senza correre. Impiegano esattamente il tempo che serve per uscire dalla sua bocca e arrivare alle tue orecchie, non vengono lanciate. In controtendenza rispetto ad un mondo che urla corre e si dimena tutto quello che è Gianmaria Testa è "diverso". Anche le movenze, dopo la pausa parlata e una poesia di Giovannone riprende a suonare e si muove con la stessa poesia con cui canta. La chitarra accarezzata con dolcezza come si accarezza il corpo di una donna e tutto appare sincero e meraviglioso. Dotato di un umorismo leggero, tra le righe, Gianmaria trova anche il tempo di far ridere il suo pubblico oltre che sensibilizzare sugli argomenti che a lui stanno più a cuore, uno su tutti le migrazioni. Ci si commuove al limite delle lacrime, si sorride, si gode della sua voce per un ora e mezza abbondante e la sensazione finale è ... hai già finito??? Possiamo ricominciare da capo? Un uomo una chitarra e la sua voce sono una magia che rapisce intensamente. Se quest'uomo si chiama Gianmaria Testa.

mercoledì 3 marzo 2010

Conati #2

FICTION


Un sorriso è un sorriso....
non umore ma uno spasmo una maschera imbonita
La mia parte e ancor la stessa a rincorrere l'irriso
e mediocre è la commedia che la gente chiama vita
La fatica è attraversare ogni giorno intensamente
lo squallore di una cosa che non interessa niente

dare il peso di un macigno a una piuma o a una farfalla
o sgravare fino il mondo trasportato spalla a spalla
con attori improvvisati in una nuova convinzione
che quotidiana di ogni giorno sopravvive alla ragione
e gridare serve a nulla in silenziosa confusione
siamo soli in una bolla refrattaria all'emozione