DEMA
«L'atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della ragione.» - Erich Fromm

giovedì 26 novembre 2009


Un' idea, un concetto un'idea, finche resta un'idea è soltanto un astrazione. Se potessi mangiare un idea avrei fatto la mia rivoluzione.
Cosi comincia il tema principale di una lucidissima canzone del grande Giorgio Gaber. Questo è il titolo che Gioele Dix ha scelto per fare uno spettacolo sano. Un recital, come lo ha definito lo stesso Dix, che ripropone monologhi e canzoni del teatro canzone del cantautore/attore/pensatore milanese. Ne esce un grande show. Dix è un comico sapiente, non teme il confronto con Giorgio al punto di inframmezzare la comicità dei testi targati Gaber/Luporini con la sua. Coraggioso e sapiente. E' uno spasso nelle parti che risultano piu comiche, riesce ad incarnare Gaber anche nello spirito delle battute, un po' meno emozionante dal punto di vista del canto, ma si sa, Giorgio Gaber aveva un dono, una immensa fortuna, una voce straordinaria. Sentire alcune sue canzoni cantate diversamente non fa proprio lo stesso effetto. A parte questa piccola mancanza di emozione e forse un prezzo un po' poco popolare (22,50€) un paio di ore trascorse in compagnia del pensiero, del pensiero lucido e talvolta violento di una persona che serbava un pizzico di rabbia con il mondo con gli uomini con se stessi, ma che quella rabbia la investiva, la investiva in queste parole che magari ascoltate anni dopo fanno ancora l'effetto di accaponare la pelle. Si aggiunge alla bellissima performance del comico un arrangiamento musicale semplice (una tastiera e una chitarra) ma funzionale, ben effettato e rispettoso dei temi musicali di Gaber.
Se dovessi dare un voto, se dovessi consigliare, se dovessi convincervi insomma direi che il recital si merita un bel 9. Un passo solo dalla perfezione quello delle canzoni. Il consiglio è invece diverso. I temi del Gaber sono assolutamente attuali. Sono una coscienza sociale, morale e civica che disturba che si insinua nella miseria di vite che vengono attraversate da uomini senza nemmeno la consapevolezza della propria miseria. Gaber per certi versi è scioccante. Come quello degli ultimi anni, il Gaber discograficametne attivo e teatralmente geniale, il Gaber malato. Sembra proprio che Giorgio si fosse reso conto prima di noi del cancro che stava uccidendo la nostra società e che da anni aveva già intaccato la nostra democrazia. Lo stesso che in un infamissimo giorno di Gennaio del 2003 si è portato via anche lui. Lo stesso che con tutta la sua meschinità non è riuscito a portare via le parole di Gaber, la sua musica, e la sua filosofia. Cosa da poco forse, ma che fa si che una persona come me si senta ancora oggi nel 2009 libero di sentirsi criticato e pensante.

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